La decrescita felice

La decrescita felice

La qualità della vita non dipende dal PIL

Di: Maurizio Pallante

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Scheda dettagliata

I segnali sulla necessità di rivedere il parametro della crescita sucui si fondano le società industriali continuano a moltiplicarsi:l’avvicinarsi dell’esaurimento delle fonti fossili e le guerre peraverne il controllo, i mutamenti climatici, lo scioglimento deighiacciai, l’aumento dei rifiuti, le devastazioni e l’inquinamentoambientale. Eppure gli economisti e i politici, gli industriali e isindacalisti con l’ausilio dei mass media continuano a porre nellacrescita del prodotto interno lordo il senso stesso dell’attivitàproduttiva. In un mondo finito, con risorse finite e con capacitàdi carico limitate, una crescita infinita è impossibile, anche se leinnovazioni tecnologiche venissero indirizzate a ridurre l’impattoambientale, il consumo di risorse e la produzione di rifiuti.Queste misure sarebbero travolte dalla crescita della produzionee dei consumi in paesi come la Cina, l’India e il Brasile, dovevive circa la metà della popolazione mondiale. Né si può pensareche si possano mantenere le attuali disparità tra il 20 per centodell’umanità che consuma l’80 per cento delle risorse e l’80 percento che deve accontentarsi del 20 per cento. Forse è arrivatoil momento di smontare il mito della crescita, di definire nuoviparametri per le attività economiche e produttive, di elaborare un’altracultura, un altro sapere e un altro saper fare, di sperimentare modidiversi di rapportarsi col mondo, con gli altri e con se stessi.

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